Il segreto della durata della carta coreana hanji

La scoperta di un antico rotolo di carta stampata perfettamente conservato in una pagoda di pietra costruita oltre mille anni fa mette in luce le qualità eccezionali della carta coreana hanji di cui si è già parlato (si vedano in particolare le pagine Hanji, la carta tradizionale e La lavorazione a mano della tipica carta coreana). L’articolo qui riportato parla in modo dettagliato della tecnica di produzione della carta coreana tradizionale per spiegare (anche se con qualche stranezza tecnica) come sia stato possibile che quel rotolo di carta si sia conservato intatto così a lungo.

I nomi vengono trascritti in caratteri latini secondo il più noto sistema McCune-Reischauer, ma, la prima volta che un nome compare, viene anche fornita tra parentesi, se diversa, la trascrizione adottata di recente dal governo sudcoreano. Per tutti i nomi vengono inoltre dati i corrispondenti simboli dell’alfabeto coreano e, ove possibile, i caratteri cinesi originari.

A

Kyŏngju (Gyeongju 경주 慶州) vi è il tempio Pulguksa (Bulguksa 불국사 佛國寺), dove si trovano la pagoda Tabot’ap (Dabotap 다보탑 多寶塔), tesoro nazionale numero 20,rappresentata su una moneta coreana, e la pagoda Sŏkkat’ap (Seokgatap 석가탑 釋迦塔), tesoro nazionale numero 21, chiamata anche Muyŏngt’ap (Muyeongtap 무영탑 無影塔).
Nota: Il carattere cinese t’ap (탑 塔) di questi nomi significa “pagoda”

Fogli di carta di gelso coreana di vari colori

Le fonti storiche indicano che la pagoda Sŏkkat’ap fu completata nel 751, decimo anno del regno di Kyŏngdŏk (Gyeongdeok 경덕왕 景德王) di Silla. Nel corso delle riparazioni effettuate alla pagoda nell’ottobre del 1966, fu scoperta all’interno una stampa realizzata con blocchi lignei del sutra Dharani, intitolato Mugujŏnggwang taedaranigyŏng (Mugujeonggwang daedaranigyeong 무구정광 대다라니경 無垢淨光 大陀羅尼經) (tesoro nazionale numero 126, ora al Museo nazionale della Corea).

Tenendo conto dell’anno in cui la pagoda Sŏkkat’ap fu completata, ne viene che questa stampa del sutra ha almeno 1250 anni. Si tratta di una stampa effettuata con blocchi di legno su carta di gelso tradizionale coreana, chiamata hanji (한지 韓紙), e si può presumere che sia stata fatta prima che la pagoda fosse terminata e posta all’interno del secondo piano (che ha una profondità di 41 cm, un’altezza di 41 cm e una larghezza di 19 cm). Alla luce di queste informazioni, la stampa del detto sutra assume un grande significato, non solo perché è riconosciuta come il più antico materiale stampato al mondo, ma anche perché evidenzia il fatto che la carta coreana hanji si può conservare per più di mille anni. In effetti, l’UNESCO l’ha riconosciuta come “il più antico documento stampato al mondo”.

 

Il sutra prova dunque che la carta coreana (hanji) può essere conservata per più di un millennio. Che cos’è che rende questa carta così duratura? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo per prima cosa esaminare il procedimento di fabbricazione della carta hanji.

Una vecchia fotografia che ritrae l’operazione di asciugatura al sole dei fogli di carta coreana hanji

Il primo passo nella produzione dell’hanji è quello di tagliare fra novembre e gennaio i rami di alberi di gelso, che hanno fibre soffici e tenere che sono quanto vi sia di meglio per fare la pasta di legno per la fabbricazione della carta. Il passo successivo è quello di trattare col vapore i rami in modo che la corteccia si possa facilmente separare dal legno. I rami esposti al vapore vengono poi messi a mollo per dieci ore in acqua corrente fredda e poi la corteccia viene staccata con un coltello.

Questa viene a sua volta pelata per ottenerne la scorza bianca interna, che è quindi messa a essiccare al sole. La scorza bianca ben secca viene poi di nuovo messa a mollo in acqua corrente fredda per un giorno o due. A questo punto la corteccia ammollata si taglia in pezzi lunghi 30-40 centimetri che si fanno bollire in un calderone per 4 o 5 ore, e poi mischiati con del ranno (acqua di cenere). Il ranno viene prodotto da ceneri di grano saraceno, o di fagioli passati con acqua bollente attraverso un setaccio rivestito da una rete. Il ranno è pronto all’uso quando si presenta viscido come acqua saponata ed è fortemente alcalino (pH 10-12).

La fibra vegetale è un materiale molto stabile, debole come acidità, ma fortemente alcalino. Perciò, la corteccia bianca fortemente alcalina viene fatta bollire con il ranno in modo che le impurità si trasformino in un materiale fusibile dal quale si possa estrarre una fibra relativamente pura.

I lavori di preparazione della carta di gelso in una foto probabilmente degli inizi del 1900 o della fine del 1800

Per bollire 60 chilogrammi di corteccia bianca, sono necessari circa 220 chilogrammi di cenere di paglia o 150 chilogrammi di cenere di grano saraceno, che è fortemente alcalina. La corteccia bianca deve essere poi lavata varie volte in acqua corrente pulita per neutralizzarne l’alcalinità. La corteccia viene poi stesa al sole ad asciugare, acidificare e sbiancare, un procedimento che richiede cinque giorni se c’è bel tempo, o sette se è nuvolo. Dopo la sbiancatura, la corteccia viene spianata e vengono tolti i grumi, un processo molto lungo: una persona è in grado di lavorare da 1,8 a 2,4 chilogrammi di materiale al giorno.

La corteccia bianca finita viene poi posta in un mortaio di pietra e pestata con un bastone per 40-60 minuti e la melma fibrosa viene posta in un contenitore di legno e rimestata bene con una canna di bambù. Infine viene aggiunto un addensante neutro (pH 7) composto da radici di ibisco (Abelmoschus manihot che qui chiameremo “ibisco del tramonto”, dall’inglese sunset hibiscus) e, quando la mistura è stata ben rimescolata in modo che mantenga una consistenza uniforme, comincia la produzione della carta.

Ogni coreano che abbia un certo interesse per la carta hanji conosce questo procedimento di produzione. Ma vi è una parte del processo che deve essere considerata con particolare interesse: il fatto che, per fare il ranno, si usano ceneri di paglia o ceneri di fagioli. La cenere della paglia bruciata è una specie di carbone di legna, ossia un mucchietto di carbonio.

Separazione dei fogli di carta hanji su un telaio di bambù

Quando si scoprono dei resti preistorici, viene usata la datazione al carbonio per determinare l’età degli oggetti. Il carbone di legna è un blocco di carbonio. L’emivita del carbonio, o C14, è di 5.730 anni. Ciò significa che il carbone in un periodo di 5.730 anni si riduce a un quarto del suo peso, ma conserva ancora tutto il proprio contenuto di carbonio.

Allora, com’è che viene prodotto il comune carbone di legna, e per che cosa viene usato? Il carbone di legna viene prodotto tagliando del legno di quercia in bastoncini, riunendoli stretti in un una buca coperta a tenuta d’aria e dandogli fuoco ad alta temperatura, oltre i 1.000 gradi. Attraverso questo processo tutta l’umidità viene rimossa dal legno e il legno diventa simile a un blocco di madreporite, più piccolo in volume e pieno di pori. Si dice che, se i macro-fori presenti in un grammo di carbone di legna fossero stesi piatti, coprirebbero un’area di 250-300 metri quadrati, all’incirca la superficie di un campo da tennis. Il gran numero di macro-fori che coprono una grande area superficiale permette al carbone di legna di assorbire acqua e odori, ed è per questo che viene usato nelle maschere antigas e nei purificatori d’acqua.

Inoltre, a causa del suo alto contenuto di ceneri, ha un’alcalinità elevata che previene la crescita di funghi e di altre sostanze che favoriscono l’acidità, e nello stesso tempo aiuta la crescita di batteri benefici.

 

Impasto dell’adesivo con fibre di legno di gelso

 

Conoscendo questi fatti, le massaie coreane del passato mettevano il carbone di legna nelle giare della salsa di soia. E, siccome il carbone di legna fornisce una fonte senza fine di elettroni di qualità, può ritardare la decomposizione delle sostanze a lui vicine e può anche essere usato come una batteria a induzione.

 

I magazzini-deposito in cui vengono conservati i blocchi di legno del Tripitaka Koreana, il canone buddista designato patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO, hanno una gran quantità di carbone di legna sotto il pavimento coperto di terra contenente loess, sabbia di montagna, calce viva e sale. Questa fu una misura presa per conservare con sicurezza i preziosi blocchi lignei del Tripitaka.

 

Nel 1971 la mummia di Lady Dai, una nobildonna della dinastia Han vissuta più di 2000 anni fa, fu scoperta nella tomba Mawangdui a Changsha, nella regione dell’Hunan, in Cina. È la mummia meglio conservata al mondo, con la pelle e i tessuti del corpo non ancora decomposti, le cellule chiaramente visibili, le giunture non ancora rigide e la pelle ancora elastica. La tomba di Lady Dai era coperta da uno strato di carbone di legna spesso da 40 a 50 centimetri, dal peso di 0,6 tonnellate.

Da tutti questi fatti ne deriva che si può in parte rispondere alla domanda su come mai la carta hanji si sia potuta conservare per oltre mille anni. Nel procedimento della bollitura della corteccia nel ranno (acqua di cenere), le particelle di carbone di legna vengono assorbite dalla fibra, il che ne aumenta le qualità conservanti e mantiene l’adesività dell’addensante costituito dalla radice neutra di ibisco del tramonto.

La combinazione eccellente di carbone di legna (ranno), fibra (gelso), e adesivo (ibisco del tramonto) è il segreto della produzione della carta hanji priva di acidi, che si può conservare per oltre mille anni.

Questa copia del sutra Dharani è il materiale stampato più vecchio al mondo ed è la prova che la carta coreana hanji può essere conservata per oltre mille anni

La carta occidentale, che fu introdotta per la prima volta in Corea alla fine del diciannovesimo secolo, giocò un ruolo significativo nella diffusione della cultura intellettuale della Corea, compresi i documenti scritti. Tuttavia non è così efficace in termini di conservazione dei materiali storici. I libri pubblicati negli anni attorno al 1900 sono fonte di ansietà per le bibliloteche e per i bibliofili. L’acidificazione dei libri fatti di carta prodotta con la pasta di legno è già iniziata, e la carta sta ingiallendo e perfino sbriciolandosi, cosicché viene a perdersi la sua funzione originale che era quella di archiviare le informazioni. Man mano che la carta si trasforma in polvere e scompare, tutto quel che si può fare è osservarne con rammarico il disfacimento.

Ultimamente vi è una forte richiesta di carta senza acidi, che è più cara, ma si conserva più a lungo. Ma la carta senza acidi fabbricata partendo dalla pasta di legno non è in grado di fare quello che invece può fare la carta coreana hanji: solo la carta coreana tradizionale fabbricata nel modo tipicamente coreano – cioè usando corteccia di gelso, ranno invece di soda caustica, ibisco manihot invece della palma come adesivo, e fabbricando la carta a temperature inferiori ai cinque gradi Celsius – è veramente libera da acidi, tanto da conservarsi per oltre mille anni.

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Fonte

corea.it